Indice articoli    Home

Riflessi di Città

I FANTASMI DELL'ENICHEM E LA COSCIENZA DI UNA CITTA'

    
    
Scrivo queste righe perché non mi hanno concesso di dormire. In questa notte così fredda, sferzata da un soffio glaciale che fa fischiare gli alberi, mi hanno tenuto sveglio i fantasmi dell’EniChem. Mi hanno svegliato in piena notte, scaraventandomi fuori dal letto, e ho dovuto rendere giustizia alla loro richiesta di essere ascoltati.     
Quei fantasmi, che oggi s’agitano nel vento, un giorno avevano un nome e sono tutti gli operai che hanno subito la violenza irresponsabile di chi ha considerato i lavoratori carne da macello. Mi sono detto che occorre dare ai nostri fantasmi una voce e questa voce è fatta di ascolto, di memoria, di piaghe che non vanno nascoste. Perché quello ch’essi ci chiedono non è qualcosa per loro. Vogliono che il proprio esempio, e quello coraggioso dei loro familiari che hanno deciso di parlare, non vada disperso o sottaciuto o esorcizzato.     
La nostra città ha dimostrato di avere una classe politica ed un ceto intellettuale troppo supini agli interessi dei potenti, altrimenti non sarebbe stata possibile la seconda colonizzazione che va sotto il nome di Contratto d’Area, con le stesse caratteristiche del passato: dal ricatto occupazionale, alle promesse di lavoro in quantità ben superiore alle attese reali, alla blandizia verso le forze politiche e sindacali, all’assoluta vicinanza col centro abitato.     
Un vero e proprio imperialismo industriale si è nuovamente abbattuto sul nostro territorio già compromesso dall’industria di Stato, non già per soddisfare la fame di lavoro dei suoi abitanti, ma per portarlo all’estremo degrado. Com’è stato possibile che accedesse tutto questo? Dov’è finito l’insegnamento dei lavoratori che hanno rifiutato ricompense, per portare avanti la loro battaglia di civiltà a favore della propria terra, di altri uomini? C’è un modo per rilanciare la memoria di questa città, che ha saputo nel passato promuovere grandi lotte per il riscatto della propria terra. Dobbiamo ripartire dai giovani. Avendo fiducia nei giovani. Per non dimenticare e creare le condizioni affinché la nostra città, prima possibile, riprenda il lungo cammino che la riporterà fuori dal vicolo cieco in cui s’è cacciata, procedendo, finalmente a schiena dritta e consapevole della propria bellezza, verso uno sviluppo compatibile e senza avventurismi.


Indice articoli    Home